IL LIBRO

APPENA USCITO il libro “La Strategia Poetica”

4 anni di lavoro! Ringrazio le tante persone che mi hanno incoraggiato a scriverlo. Spero tanto possa esserti di aiuto!

Eccolo

Eccolo ancora

L’AMORE è PER SEMPRE

Entrare nello spazio della tenerezza. Dai, Federico! Sei un po’ imbarazzante ad esprimerti in questo modo, se ti sentisse Signora Porzia! La verità è che per entrare in quello spazio lì bisogna essere umani… e un po’ con i contro coglioni! In compulsiva ricerca di qualcuno che ci rassicuri, ci comprenda, ci ami mettiamo tutto insieme alla rinfusa, procedendo a casaccio. Forse fingiamo di non saperlo, ma la verità è che viviamo perennemente disgiunti. Quali sono i nostri modi per esprimerci con noi stessi, con le persone sconosciute, con quelle che odiamo, con quelle vicine e che diciamo di amare? Ecco, forse potremmo partire da qui per fare un buon ragionamento. Porzia ne avrebbe di cose da dirci, ma è meglio non disturbarla… almeno per oggi… Diciamole che non siamo ancora pronti! A noi interessa poco fare buoni ragionamenti: così immersi nelle nostre occupazioni quotidiane non ci accorgiamo che ci siamo rubati tutto a vicenda rimanendo in braghe di tela. Tutti noi, dal proprio tavolino dello stesso ristorante, sbraitiamo generando caos che non siamo più in grado di distinguere. Siamo esseri fantastici! Praticamente c’è rimasto talmente poco di noi in noi che siamo diventati impalpabili, surreali, stivati dentro all’inverosimile! Ciò che da secoli e millenni rimbomba da una parte all’altra del mondo sono le nostre ciance e i nostri gridi. Naturalmente nessuno dovrebbe sentirsi offeso per queste cose che dico, poiché mi sto riferendo al nostro ego: lui sì che se la prende! Per il resto potremmo anche starcene tranquilli. Solo che il resto non c’è. Ah ah ah! Ridi che ti passa! Ah ah ah! Ride ben chi ride ultimo! Risus abundat in ore stultorum. Già perché al di fuori del nostro ego sembra non esserci rimasto altro. Pre-occupati, pre-allarmati, pre-feriti, pre-definiti pre-attrezzati, pre-agguerriti… corriamo sopra noi stessi senza più accorgercene, e tutto il patrimonio di tenerezza di cui disponevamo è andato perduto. Siamo pre-occupati del PIL, dell’economia, dei lestofanti (quelli sì che sono una grande preoccupazione!).  Ma cos’è la tenerezza? Senti Federico, prenditela tu! Che ce ne facciamo? A cosa serve? A chi interessa? La tenerezza suggerisce – senza mezzi termini – di partire dal basso, per essere più precisi dal silenzio. Immaginiamo: per un giorno intero, ma che dico! per mezza giornata, ma che dico! per tre ore tutto il mondo rimane in silenzio! Ma che dico! Un’ora! Va bene, non tutto il mondo, partiamo da me! Spegnere radio, televisione, voce, internet e discussioni, conversazioni e diatribe varie, parole e brontolii e comunicati di qualsiasi genere… Sshh… Parliamo sottovoce. Entra in scena il silenzio! Stato primordiale della vita. Sapete, come quando sta per iniziare qualcosa di importante e si genera quel tipo di… atmosfera: arriva al mondo una nuova creatura e un attimo prima, tutt’intorno e dentro di noi, prende spazio… il silenzio. Emblema di una esistenza che fu, il silenzio è opportunità, panoramica eloquente sull’ammasso di inutilità che produciamo giornalmente; il silenzio permette di osservare tutto il rumore in cui siamo immersi quotidianamente. E’ buffa la vita, scanzonata e appassionante, terrificante e meravigliosa, una cosa quasi inconcepibile, insomma. Voi ci capite qualcosa? Io poco o niente. Però, almeno un’oretta di silenzio al giorno mi aiuterebbe ad entrare in contatto con quel me stesso sperduto e mezzo divorato. Questa è la tenerezza. L’amore è per sempre. Finché ego non vi separi.

Se vuoi lasciare un commento sarò molto felice. Spero che l’articolo sia di tua ispirazione. Un abbraccio

PROSSIMI APPUNTAMENTI

In uscita il mio libro “La Strategia Poetica” 6 aprile ’22

Si può acquistare su Amazon o prenotandolo al 3394336687

Tra poco uscirà la nuova data di APRILE della Serata Poetica presso il mio laboratorio-Studio: “Il piccolo salotto di Strategia Poetica”.

Riprenderanno anche gli altri appuntamenti…

LA VITA (non) E’ UNA FREGATURA

LA VITA (non) E’ UNA FREGATURA!

Sono sul lato della strada, parcheggiato nella mia auto in attesa di andare a fare un prelievo del sangue; guardo le persone camminare e mi chiedo quali saranno i pensieri che gli passano per la testa in questo momento. Stamani ho guardato in rete un video in cui astronauti della Nasa compiono delle manovre nello spazio e sullo sfondo si vede il pianeta Terra che ruota. Come potremmo (a volte) pensare che la vita sia una fregatura? Questa domanda spalanca un portone dal quale fuoriescono miliardi di pensieri e discorsi e blah-blah. In effetti, qualunque cosa ci mettiamo a dire sulla vita risulta vera quanto falsa, discutibile, imprecisa, ribaltabile, ma che dico decappottabile, se possibile perfino ridicola… e via dicendo col nostro ormai universale blah-blah. Quando ci siamo di mezzo noi umani o, come dice Porzia, Umanoidi, la fregatura salta fuori, prima o poi. Mi arriva sempre un’immagine quando penso a noi che vogliamo cercare e dare significati alla vita: siamo il neonato del quale intravediamo solo la parte superiore della testa che comincia a uscire dalla vagina della mamma. Osservo tre merli, due maschi ed una femmina, che svolazzano nei paraggi della mia auto. I maschi saltellano tra loro, uno sembra cercare di tenere alla larga l’altro, la femmina becchetta tranquilla qua e là e si fa gli affari suoi. Guardo, osservo e nel mentre scrivo: già troppe cose per me. Il mio ego, spinto dalla curiosità di voler sapere genera domande: cosa significheranno tutte queste piccole danze/battaglie? Quanto vivono i merli? Perché la femmina sta lì tranquilla e i due maschi si azzuffano/giocano? Il loro nido è su uno di questi alberi che vedo? Che età avranno? Sono ex umani reincarnati? Che si diranno con tutto quel cinguettare? Sapranno che la vita (non) è una fregatura? Gli astronauti vanno fuori orbita terrestre dentro piccole navicelle: ci stanno da un minimo di due-tre settimane fino anche a più di un anno abbondante. Le strade, le superstrade e le autostrade in questo ultimo anno e mezzo sono state semideserte per qualche mese di fila, sensazionale-eccezionale! Io mi chiedo che cosa farà da grande mia figlia che ho vista uscire dal corpo di mia moglie. Le città fioriscono rigogliose di cemento e metallo. Il mare è sterminato. Un numero spropositato di persone crepa per guerre infide, per mancanza di acqua, di cibo, di pietà, insomma. I bambini vanno a scuola con i loro sorrisi e le merende. I politici detengono e mantengono la pole position in società. La persona anziana che viene aiutata ad attraversare la strada. Ci sono caselli autostradali, uffici pubblici, semi-privati con persone ammassate fuori in fila che litigano tra loro. I nonni che amano i loro nipoti. Un figlio che muore prima dei genitori. Ci sono energumeni che farebbero e fanno qualsiasi cosa. Molte persone cercano vie spirituali. Quasi tutti spendiamo denaro in cose perfettamente inutili. Una mamma tiene in braccio i propri figli. I rumori dei boschi. Va a finire che la vita (non) è una fregatura.  Blah, blah.

Se vuoi commentare a me fa molto piacere sapere che cosa pensi dei miei articoli. Un caro saluto.

Puoi trovare i miei libri, video-corsi e workshop qui: http://www.ptsproduzioni.com

(amata) SOLITUDINE (odiata)

(AMATA) SOLITUDINE (ODIATA)

Negli scorsi anni ’70 e ’80 e ’90 e dopo ancora, c’era spazio ovunque per angosciarsi e amarsi, sorridere e animarsi e sopraffarsi. Come ieri, così oggi. Le frasi una volta andava/era meglio, oppure oggi le cose sono complicate, o ancora una volta sì che era tutto più semplice o andava meglio quando andava peggio e via dicendo si sentivano spesso in giro. Niente di così diverso da oggi. Ti buttavi alla bell’e meglio in ricerca di persone da frequentare, feste, serate in discoteca, sulla spiaggia o in montagna, momenti qualunque in cui cercare di colmare quel senso di solitudine interiore, esteriore, transalpina, continentale e intercontinentale. Che cosa facciamo pur di non stare soli, eh!? L’essere umano è un animale sociale, si dice, in cerca perenne dei suoi simili, di compagnia, di amicizia, di due parole, a volte misere parole. Come ieri così oggi. C’è chi la solitudine la anela (poco fa alludevo allo “stare soli”), chi cerca di evitarla a tutti i costi sentendosi struggere al solo pensiero, chi ne vorrebbe un po’ sì e un po’ no di sana solitudine, chi vive nella disperata solitudine, e via dicendo, con infinite, terrificanti, buffe, contraddittorie sfumature. Nei secoli dei secoli amen. Penso alle mamme che trovano un momento di libertà – leggi solitudine –  quando ad esempio vanno a letto – preferibilmente da sole –  e prima di prendere sonno si dedicano a letture, progettazioni e fantasticherie varie (lasciate perdere maschietti, non mi riferisco al sesso, le donne, seddiovuole, pensano anche ad altro). Parlando di ricerca di solitudine, sono sicuro che le donne abbiano più difficoltà ad acciuffarla rispetto agli uomini, i quali – per la maggioranza – si accontentano, più precisamente non sanno neppure di accontentarsi, e vivono nel bozzolo della vita quasi fossero rimasti incastrati in quel limbo post-puberale che dà loro la tranquillità illusoria di appartenere al solo sesso maschile. Non divagare, rimani nel tema! La solitudine è una creatura particolare, circonflessa, schietta come una sassata: a metà strada tra una badante e un coach, tra un arco e un fucile a canne mozze, un buco nella terra o nell’acqua, e può manifestarsi sotto forma del tutto misteriosa, magica a oltranza; ha la strana capacità di guarire o di uccidere, di salvarci o di trascinarci tra i flutti, di accarezzarci perfino e talvolta, mai di illuderci. La solitudine non è propriamente isolamento o forse non è solo isolamento oppure è la somma di tutti e due, e ciò che facciamo giornalmente per non sentirci isolati parla chiaro, è schietto come nebbia, e chi non lo vede è affetto da cheratocono mentale. Quante sono le persone che vivono nella terrificante foresta della solitudine e dell’isolamento? Isolitudine, che non è da confondere con insularità. E’ contagiosa, abbondantemente subdola, doppia, trina, si nutre di chiacchiere e si rafforza attraverso certa convivialità di social, programmi televisivi e altre simili e disparate inciviltà. Come ieri, così oggi. Quando c’era la pandemia della Covid-19 si sentiva spesso parlare di solitudine, di isolamenti, di depressioni, di morte a distanza. Al di là di tanto proliferare di dolore, ciò che avrebbe dovuto farci riflettere sarebbe stato buttare una nuova occhiata a tutti noi, totalmente incapaci di sganciarci dalla condizione schiavista del nostro io: la visione sulla solitudine è rimasta, come prima e dopo allora, un punto da cui allontanarci, non da cui partire. E allora amata, odiata, ricercata, evitata, disprezzata, cancerogena, illuminante solitudine, vieni! Fai di me ciò che vuoi: mi lascio cadere tra le tue braccia. Come ieri così oggi, nei secoli dei secoli, amen.

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LA VITA FA SCHIFO

LA VITA FA SCHIFO

Tranquilli, potete sempre non leggere o ascoltare questo articolo. Stamani sono andato a trovare mia madre: tra due giorni compirà 89 anni e, quindi, come si ama dire da una certa età in là, entra nei 90. Ricordo mia nonna paterna che, negli ultimi anni, diceva “tra poco entro nei…”. La vita fa schifo. Dovrebbe essere un mantra. Invece è la verità. Pensate: quanti corsi, stage, master eccetera ci vengono proposti per: vivere meglio, guadagnare di più, saper trattare con gli altri, concludere un affare, avere ragione in una conversazione, diplomarsi in fretta, non farsi fregare, liberare i nodi dell’albero genealogico, combattere i virus, superare gli altri, vivere e essere al top, non lasciarsi calpestare dagli arroganti; per imparare una disciplina di autodifesa personale, per imparare a respirare, non farsi stuprare, derubare, schernire, ammazzare, circuire, per corteggiare una donna, per rilassare il corpo e la mente, per acquistare auto senza farsi fregare, per investire il denaro e non farsi fregare… Queste e un’infinità di altre cose non sono la prova incontestabile che viviamo in un mondo… di merda? Non ho niente contro la cacca, anzi, ogni giorno ne produco un po’ anch’io, insieme a tutti voi: siamo in orribile e scanzonata compagnia di cagoni! Tutti, ma proprio tutti insieme! Non  prendetevela con nessuno, non ne vale la pena, e poi sono solo riflessioni, le mie. Quello che scrivo non ha pretese, non tende proprio a niente: ci pensate che bello! Se poi dico “La vita fa schifo” non significa che lo pensi o lo provi, anche se un sacco di volte lo penso e lo provo, altroché.  E’ molto più semplice la questione: si tratta di un dato di fatto. Siete contrariati? Avete dei dubbi? Vi disturba questa frase? La vita fa schifo, la vita fa schifo, la vita fa schifo… Provate ad ascoltare cosa suscita dentro di voi questa frase. Ditela al rallentatore: lla –vvita –ffa – sschifo. Sillabatelo, adesso: la vi-ta fa schi-fo. Sui social scriviamo cose pressoché riprovevoli o nel migliore dei casi mediocri, poiché le cose che pensiamo sono quasi tutte da raccapriccio, pessime, o giù di lì, e quando raggiungono apprezzabili livelli si può dire che sono mediocri e imbarazzanti al punto che se potessimo rileggerle dopo un po’ di tempo correremmo a nasconderci. Per lo meno una volta tenevamo queste cose nascoste in un cassetto. Facciamo di tutto per non metterci davanti al fatto che la vita fa schifo; chi di noi vorrebbe tornare indietro e rivivere esattamente tutto ciò che ha vissuto e pensato finora? – Leopardi docet – Sul serio: o siamo fuori di testa o non abbiamo capito niente nel caso rispondessimo che vorremmo tornare indietro. C’è un mio vicino di casa ultranovantenne che, quando lo incontro e gli chiedo Buongiorno E. come va? mi risponde immancabilmente “Avanti, sempre avanti, andare avanti” e si aiuta con la mano per sottolineare il concetto. La vita fa schifo. Ma come faccio a crederci? Come faccio a credere che le cose che pensiamo sono quasi tutte raccapriccianti? E’ per questo che scrivo, ho ancora un sacco di entusiasmo e continuo a fare la cacca… tante volte dalla paura. Avanti, sempre avanti, andare avanti…

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Carissime e carissimi,

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potete trovare i miei articoli sulla nostra nuova Radio Virtuale, Podcast “Teatrosofia”, di Fede e Vale.

Gli articoli sono letti da Valentina Gianni.

Ascoltarli e leggerli: due modi diversi per “sentire”.

MECCANISMI AUTOMATICI

Ciao a tutti!

Ecco un nuovo articolo per voi!

Pensare con la nostra testa! Prendere decisioni, essere padroni della nostra vita! Guidare, pilotare l’ esistenza come vogliamo! Immaginare e attuare le nostre fantasie come più desideriamo! Alle volte ci crediamo geniali o addirittura geni incompresi, tanto siamo bravi a credere in certe cose. Purtroppo e per fortuna siamo assai meno o di più rispetto a quello che vorremmo tanto essere. Miriamo quasi sempre nella direzione sbagliata. Pum! It’s just a shot away! Vorremmo essere ciò che proprio non siamo. Personalmente mi sento di dire che ho capito davvero poco di questa vita, e a volte ci rimango proprio male nel constatarlo. Ma che ci vogliamo fare, prendiamola con filosofia! Faccio un reset e provo a riequilibrare – cosa non so –  cose dentro di me, non proprio a caso, ma ci vado davvero vicino, ma… importante è provarci, no? Niente da fare! Scopro ben presto che non ne sono per niente capace a (ri)equilibrare, anzi, diciamocela tutta, sono proprio una chiavica. Il nostro sistema immunitario! Quello sì che è geniale! Semplicemente mette in atto quotidianamente e senza sosta ciò che ha assimilato in milioni di anni, prima ancora che noi fossimo noi. Milioni di anni. Sì, avete letto bene: milioni. Di anni. Mi spiego. Anzi c’è poco da spiegare, visto oltretutto che perfino il mio corpo è incredibilmente più intelligente di me. Voglio dire: se continuassi a dare retta solo a ciò che il mio “io” mi e si propone giornalmente vivrei la vita sedotto e abbandonato ai suoi meccanismi automatici. Figuriamoci che bell’imbusto sarei!  Stamani, appena svegliato, mi sono tirato giù dal letto con il mio solito entusiasmo: come fai, Federico, ad essere sempre così entusiasta? Mi sono sentito porre e ripetere per anni questa domanda. Credevo fosse un merito, un talento, un dono essere tanto entusiasta della vita, qualcosa che avevo conquistato attraverso le mie dure esperienze di vita, la mia sensibile intelligenza o visione geniale sulla vita. Povero, squilibrato, illuso! Quando seguo un match di tennis in televisione o dal vivo che cosa è che mi attrare, mi fa rimanere incollato lì? Non è l’arrivare al termine del match per vedere chi vincerà, non è tifare per l’uno o l’altro, per l’una o l’altra. Avete mai avuto occasione di assistere (dal vivo, su uno schermo, in un film e via dicendo…) ad una qualsiasi attività umana? Prendiamo una fucilazione, ad esempio. Quali sono i meccanismi che scattano dentro di noi? Che esempio orribile che ho fatto, lo so! Ma, davvero, noi esseri umani possiamo essere profondamente orribili. Anche. Non ci credete, eh! Poveri illusi. Meraviglioso mondo meccanico ed automatico nel quale tutti crediamo e pensiamo di essere più intelligenti o scaltri o sensibili o unici degli altri! Strepitoso mondo beffardo umano! Ognuno di noi crede di essere padrone di qualcosa, di poco, di tanto, di tutto, di un po’, di…  e, come sei ripetitivo Federico!, di noi stessi. Siamo proprietari di case, di terreni, di mutui, di oggetti e di pensieri e di riflessioni e di aeroplani, di auto e di debiti, di attività e di un sacco di altra roba come la povertà, il razzismo, le guerre e altre simili canaglierie.  Siamo circondati e immersi in automatismi. E non possiamo fare granché per cambiare le cose. Credetemi, io sono un tipo entusiasta!

Invecchiare, Serenità, Successo…

(…) Non possiamo afferrare niente e ci ostiniamo a voler trattenere tutto. E questo lo trovo buffissimo, ma anche pericoloso e fuori luogo nelle nostre vite. Tutto potenzialmente ci distrae, perfino il nostro viso riflesso in uno specchio. Il nostro Ego è capace di cose portentose, inaudite e anche ridicole! Essere giovani o essere vecchi, ma chissenefrega! Eppure quasi nessuno riesce a infischiarsene. Solo chi è libero può farlo. Ma sotto la superficie, tutti siamo liberi: bisogna solo voler recarci sotto la superficie.
Noi siamo animali speciali: immaginiamo, anzi siamo convinti, e ne abbiamo le prove scientifiche, di appartenere al gradino più alto dell’evoluzione, quando invece siamo un minuscolo ingranaggio di un organismo infinitamente enorme e complesso. Se solo lasciassimo lavorare per noi la nostra immaginazione, arriverebbero con naturalezza tante risposte, e le nostre vite sarebbero ciò che dovrebbero essere in realtà: semplici e umane.
Quella frase non detta per pudore, l’abbraccio o la carezza non accettata o non data per orgoglio, l’aver trascorso un’interminabile sfilza di ore sul luogo di lavoro, il non essersi alzati la mattina presto per andare a passeggiare in mezzo a un bosco… La serenità si genera a profusione, ce l’abbiamo dentro e rischiamo di non sentirla neppure.
Il passato si richiude dietro di noi immancabilmente, con semplicità va a infilarsi in un luogo senza posto, là dove l’anima si riconosce all’istante; un luogo poetico che si assembla dentro di noi attimo dopo attimo e che non necessita di controllo, di corse per arrivare a chissà che cosa, non necessita di altro se non di se stessa: serenità. Desideriamo avere-conseguire successo? Eccolo qui! Il successo!

QUESTA MIA RIFLESSIONE HA GENERATO QUALCOSA DENTRO DI TE?

SCRIVIMI!

Un abbraccio.